Situata nel cuore di Milano, in via Sant’Antonio n. 5, Casa Cardinal Ildefonso Schuster è una delle testimonianze della storia millenaria della città. I primi documenti che attestano l’esistenza dell’edificio risalgono al 1232, quando l’Ordine di Sant’Antonio abate vi stabilì un centro di cura per i malati affetti dal Fuoco di Sant’Antonio. Il servizio rimase attivo fino alla costruzione dell’ospedale della Ca’ Granda, dove furono trasferiti i pazienti. L’inaugurazione del complesso ospedaliero coincise con l’addio dell’ordine Antoniano da via Sant’Antonio.
Con il passare dei secoli e le trasformazioni della città, il complesso che sarebbe stato denominato Casa Schuster ha vissuto diversi cambiamenti. Nel XVI secolo, grazie alla generosità delle famiglie Trivulzio e Landriani, l’edificio subì una significativa ristrutturazione. Al campanile quadrato in mattoni a vista con cuspide a cono del 1456, si aggiunse così il chiostro con fregi in terracotta di ispirazione bramantesca, rinnovato nel XVI secolo, preservati con gli ultimi lavori di restauro svolti tra il 1989 e il 1992.
Un capitolo importante della storia di Casa Schuster si apre nel 1576, quando il cardinale San Carlo riscattò il complesso, consegnandolo ai chierici Teatini di Santa Maria in segno di riconoscenza per il loro impegno durante l’epidemia di peste dell’anno precedente. Con il loro arrivo, la Casa divenne un luogo di apprendimento e cultura, ospitando una scuola e dal 1662 l’Accademia dei Faticosi, dedicata all’approfondimento della morale aristotelica.
Non sono mancati periodi di incertezza nella storia dell’edificio. Nel 1798 infatti l’ordine Teatino fu soppresso da Napoleone durante la campagna d’Italia. Dall’occupazione francese in avanti, la Casa subì diverse trasformazioni, da magazzino militare fino a diventare carcere per i cittadini milanesi considerati repubblicani durante l’occupazione austro-russa. Questa funzione continuò anche una volta terminata l’occupazione, con la dicitura di «Giudicatura Correzionale Politica».
È nel 1935 che la Casa torna al suo ruolo di centro di cultura e spiritualità, grazie al riacquisto da parte della Chiesa ambrosiana per volontà dell’arcivescovo Ildefonso Schuster.
La chiesa di Sant’Antonio Abate
Dopo la costruzione del campanile a cuspide e dei chiostri annessi, la struttura architettonica della stupenda chiesa di Sant’Antonio Abate prese l’attuale forma alla fine del XVI secolo. Nel 1584, l’architetto Dionigi Campazzo progettò la pianta a croce latina con una navata unica, coperta da una volta a botte. Il progetto incluse tre cappelle per lato, un breve transetto e un profondo coro rettangolare. La chiesa fu completata tra il 1630 e il 1632.
Nel 1903, un restauro diretto da Cesare Nava ha contribuito a preservare la bellezza architettonica dell’edificio. Vista dall’esterno, infatti, la chiesa di Sant’Antonio si presenta con una sobria struttura neoclassica, ma il vero tesoro è custodito al suo interno. Qui è racchiusa una ricchezza decorativa seconda a poche altre, che la rende uno dei gioielli dello stile Barocco lombardo. Nell’età risalente alle famiglie Trivulzio e Landriani furono, infatti, commissionate numerose opere per la chiesa. È qui infatti la sede originaria per cui furono realizzati gli affreschi delle Storie della creazione (oggi visitabili al Castello Sforzesco). Una tavola raffigurante la Madonna con il Bambino e i santi Paolo, Barbara e Giovannino, realizzata da Bernardino Campi nel 1565, ancora oggi si trova nella seconda parete laterale destra, nella cappella ora dedicata all’Immacolata. La chiesa ospita, inoltre, opere di Ludovico Carracci, Enea Salmeggia e il Moncalvo, senza dimenticare le sculture di Giuseppe Rusnati nella cappella di San Gaetano.
Oggi la chiesa è curata dalla Faap (Fondazione ambrosiana opere pastorali), è utilizzabile per lo svolgimento di eventi culturali ed è visitabile in giorni e orari stabiliti di volta in volta. Informazioni sul sito della Fondazione.